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Breve Storia

Rosalia e il suo tempo

Rosalia vive tra il 1130 ed il 1170 (ca.)¹ durante il Regno di Sicilia di Guglielmo I, detto successivamente il “Malo”.

In quel periodo regnarono….

Si tratta di un periodo di intensa spiritualità cristiana caratterizzato, dopo l’interruzione della dominazione araba, dal risveglio del monachesimo bizantino e occidentale, accolto con entusiasmo dai re normanni.

In questo momento storico l’eremitaggio, la scelta di una vita solitaria di preghiera e contemplazione, esprime l’espressione più alta della sensibilità religiosa del tempo.

La vita

Nasce a Palermo verso il 1130. Nessuna notizia certa si ha sulla sua famiglia ad eccezione di una iscrizione all’interno di una grotta nel territorio di S. Stefano Quisquina (Agrigento), in cui dichiara di essere figlia di Sinibaldo, Signore della Quisquina e del Monte delle Rose. (Sinibaldo de’ Sinibaldi, sposato con la nobildonna Maria Guiscardi).

Dal punto di vista storico non si hanno “documentazioni certe” sulla sua famiglia.

Recenti studi sostengono che, pare, sia stata concepita presso il Castello di Rocca Sinibalda in provincia di Rieti (ma successivamente nata a Palermo).

La tradizione racconta che visse nel quartiere dell’Olivella in una villa vicino ad una delle prime chiese a lei dedicata (oggi “S. Ignazio” all’Olivella).

Giordano Cascini, nel “Discorso Historico della vita di S.Rosalia” (p.164), riportando ciò che aveva scritto padre Ottavio Gaetani (accurato ricercatore di notizie sui Santi in Sicilia, nel 1620), narra che fu damigella della futura regina Margherita, moglie di Guglielmo I.

Già in età giovanile (14-15 anni) sceglie, in segreto, di dedicarsi a Gesù.

La tradizione riporta anche che, proprio a quell’età, il padre la promise in sposa al conte Baldovino come ricompensa per aver salvato la vita al re dall’assalto di una bestia feroce. Rosalia si rifiuta e manifesta al padre la sua decisione di dedicarsi alla vita religiosa. Abbandonata la casa paterna e tutte le sue agiatezze, molto probabilmente e per un breve periodo, si consacra alla regola Basiliana, così infatti la raffigura in abito monacale una antica pala d’altare del XIII secolo; solo per un equivoco, in seguito, alcuni storici hanno ipotizzato una sua adesione alla regola Benedettina. La prima esperienza di eremitaggio S. Rosalia la conduce come ospite della chiesa di Santa Maria di Palazzo Adriano (PA) e in un vicino bosco dove un passo montano è chiamato ancora con il suo nome.

Successivamente si ritira in un bosco vicino a Bivona (Agrigento) presso il territorio dell’attuale cittadina di S. Stefano Quisquina, ove vive da eremita, cosa insolita per una donna di quel tempo, per circa 12 anni, scegliendo una piccola grotta in cui rifugiarsi e pregare.

Lascia infine quel luogo, a piedi ritorna a Palermo e si ferma brevemente presso la casa del padre nella zona dell’Olivella, ove presumibilmente era nata.

Infine, proseguendo il suo cammino si stabilisce sul Montepellegrino.

Vive da eremita per circa 8/10 anni nella “grotta dell’acqua”, nei pressi di una piccola chiesa che i bizantini prima ed i normanni poi avevano costruito nel luogo ove sorgeva un antico santuario rupestre (ex altare punico).

L’ultimo periodo della sua vita, forse per qualche mese, rimane chiusa dentro la “sacra grotta” (secondo il racconto dell’apparizione a Vincenzo Bonelli, 13 febbraio 1625).

Non si sa con certezza l’anno della sua morte ma dovrebbe essere intorno al 1170.

Il giorno della morte è sicuramente il 4 settembre ¹

(1) Il giorno della morte, come riporta il Martirologio Romano, è sicuramente il 4 settembre, mentre per l’anno, da ultimi studi più approfonditi non si dovrebbe andare oltre il 1170. Erroneamente, nella lapide fuori del Santuario di Montepellegrino è scritto che morì nel 1160.

La fama di santità si diffuse già in vita e già nel 1196 abbiamo dei documenti che parlano di “santa Rosalia” (Codice di Costanza d’Altavilla depositato presso la Biblioteca Regionale di Palermo e antica tavola lignea che la rappresenta in veste di monaca basiliana oggi custodita presso il Museo Diocesano di Palermo)

Ritrovamento delle ossa

Così come fu “Eremita in vita”, possiamo dire che fu anche “Eremita in morte”. I resti del suo corpo furono trovati dopo oltre 450 anni.


Ottobre del 1623

Geronima La Gattuta, di Ciminna, paese vicino Palermo, si trova in fin di vita nell’Ospedale Grande di Palermo.

Ha la visione di una monaca che attirava i fulmini dietro di sé e le chiede dell’acqua. La giovane monaca si avvicina, le mette la mano sulla bocca, che si riempie prodigiosamente d’acqua, e le dice: “Non aver paura, presto guarirai. Vai sul Montepellegrino a far voto” (voto di ringraziamento). Geronima capisce che era santa Rosalia. Il terzo giorno è finalmente guarita, ma non sale subito sul monte per sciogliere il voto, lo fa solo il 26 maggio successivo.


7 Maggio 1624 – Arrivo della peste a Palermo

Arriva a Palermo, proveniente da Tunisi, un vascello della Redenzione dei Cattivi (cristiani, prigionieri dei saraceni, che erano stati riscattati).

Il Viceré Emanuele Filiberto, contro il parere del Senato che aveva raccolto fondati sospetti che a bordo ci fosse la peste, ne permette l’attracco, “carico come era di mercanzie e ricchi doni a lui inviati dal Re di Tunisi”.

Fu così che la peste si diffuse rapidamente in tutta la città e suoi dintorni.


26 maggio 1624, Domenica di Pentecoste

Geronima La Gattuta, che nel frattempo si era riammalata, colta da malaria (quartana) sale sul Montepellegrino in compagnia di altre due donne per sciogliere il voto. Beve dell’acqua che gocciolava dalla roccia, si sente bene e si addormenta vicino all’altare della “Chiesa vecchia di S. Rosalia” (ex altare punico), appena fuori dalla grotta.

Le appare in sogno la Vergine Maria col bambino in braccio che le dice:

“Ora che hai compiuto il voto sei guarita” e indicando l’ingresso della grotta aggiunge:

“Scava là, scava là che troverai un tesoro, troverai una Santa!”

In una successiva visione vede anche santa Rosalia, vestita di sacco vecchio (arbraxo), che pregava in ginocchio con la corona in mano.

Geronima chiede alle persone che erano con lei di scavare dentro la grotta nel punto dove aveva avuto la visione la Santa in ginocchio, e dove aveva visto quasi “aprerse la terra e rivelare in suso una petra”; infatti durante la visione la donna aveva chiesto un segno, una indicazione e così avviene, entrando si accorge subito che sulla roccia (nella pietra) in alto si è rivelato un segno a forma di V indicante il punto esatto dove scavare.

I presenti indugiano, dubitano di lei perché scavare la dura roccia era veramente faticoso tuttavia, dopo aver tanto insistito per tre giorni, il mercoledì 29 maggio, ottiene che si inizi finalmente a scavare.


8 luglio 1624

Il Senato dota di archibugi i soldati incaricati di impedire agli infermi di uscire dalle case “barriggiate” (chiuse con sbarre di legno), per evitare i conseguenti rischi di ulteriore contagio.

Solo i medici incaricati avevano accesso alle abitazioni interdette.

Ritrovamento delle ossa e miracolo della guarigione dalla peste


15 luglio 1624

Sul Montepellegrino, dentro la grotta, nel luogo indicato da Geronima La Gattuta vengono ritrovate ossa umane, ben conservate, ricoperte da concrezioni calcaree “impetrate e incalcarate”, (incastrate nella pietra e ricoperte di calcare).

Al momento del ritrovamento, si sparge un intenso profumo di fiori proveniente dalle ossa. Le ossa vengono pulite e portate in città nella cappella dell’Arcivescovo Giannettino Doria che vorrebbe però sicurezza sull’autenticità dei resti.

Sul monte salgono molte persone, pregano, bevono l’acqua e si ottengono così numerose guarigioni miracolose.


27 luglio 1624

Il Senato della città di Palermo, spinto anche dal volere popolare, stabilisce di onorare S. Rosalia come Patrona della città, e decide di dedicarle una cappella in Cattedrale, di onorare le sue reliquie con una “solenne e pomposa processione” e di realizzare un’arca d’argento dove riporle. Il cardinale Giannettino Doria nomina una Commissione di teologi e dottori perché si pronuncino sulla invenzione delle ossa di S. Rosalia (Il termine “INVENZIONE” deriva dal latino invenire, rinvenire, trovare).

I medici esperti della Commissione, in un primo momento, sono però dubbiosi sul fatto che le ossa possano con certezza appartenere ad una donna e tantomeno alla Santa.


3 agosto 1624

Muore, colpito dal contagio, il Viceré Emanuele Filiberto.


2 settembre 1624

Il Senato ordina di illuminare le strade in onore di S. Rosalia.


4 settembre 1624

Si fa una solenne processione in città con un quadro della Santa dipinto dal pittore V. La Barbera.


13 febbraio 1625

Il saponaro Vincenzo Bonelli (conosciuto come “Il Cacciatore”), dopo aver perso la giovane moglie morta di peste (11 febbraio), sale con intenzioni suicide, sul Montepellegrino con i suoi cani ed il fucile in spalla.

Gli appare Rosalia col volto splendente “come un angelo” che lo ferma dal gesto suicida, lo conduce verso la grotta e gli dice che:

  • deve confessarsi e comunicarsi;
  • deve far riferire all’Arcivescovo Doria di non dubitare più dell’autenticità delle ossa trovate e di portarle in processione per la città, perché solo così sarebbe finita la peste;
  • che lui stesso sarebbe morto a breve dello stesso morbo (peste) della sua sposa;
  • che la Madonna gli aveva promesso che la peste sarebbe finita al passaggio delle sue ossa in città nel momento preciso del canto del “Te Deum Laudamus”.

Il Bonelli poco dopo, colpito dal contagio, così come gli aveva predetto la Santa, racconta in punto di morte la visione al suo confessore, don Pietro Lo Monaco, raccomandando di riferire tutto all’Arcivescovo, il cardinale Giannettino Doria.


18 febbraio 1625

Il Cardinale Doria, impressionato dal racconto del saponaro, riconvoca la Commissione dei teologi e dei medici.


22 febbraio 1625

Tra i resti ossei vengono identificati una ciotola (pezzi di orcio), un ciottolo e un piccolo teschio “ingastato (inglobato) in densa pietra” che dalle misure risultava essere certamente “femminino” (femminile). Poiché l’unica donna eremita vissuta sul monte era stata Rosalia, viene dichiarata l’autenticità delle ossa ritrovate che da quel momento sono riconosciute a tutti gli effetti come le reliquie della Santa. Il Senato riceve in forma ufficiale dal cardinale G. Doria le reliquie che, liberate dalle incrostazioni calcaree, vengono elencate e riposte in un baule rivestito di velluto rosso, custodito in una cassa d’argento.


9 giugno 1625

Si svolge una solenne processione tra un tripudio di folla ed anziché favorire il diffondersi del contagio, al canto del “Te Deum Laudamus” la peste si arresta ed avvengono pubbliche guarigioni. Il 15 luglio 1625, ad un anno esatto dal ritrovamento delle ossa, la pestilenza si può considerare definitivamente sconfitta.

Gli scrivani del re annotano nei registri comunali il nome, l’età, il luogo della guarigione ed ogni dato di tutte le persone guarite miracolosamente.

Il “miracolo” viene anche detto “miracolo laico” poiché tutti indistintamente vedono scoppiare le bolle della peste, cadere la pelle marcia e puzzolente per terra e formarsi la pelle nuova.


3 settembre 1625

Il cardinale Doria, Luogotenente Generale del regno, dispone che, essendo stata ottenuta per grazia di S. Rosalia la liberazione dalla peste, sia ripristinata la libera circolazione di uomini, animali e merci.

Festeggiamenti


Festino: dal 10 al 15 Luglio

In città si celebrano a luglio cinque giorni di sontuosi festeggiamenti che culminano nei giorni 14 e 15. Il 14 pomeriggio si fa la processione “laica” durante la quale una statua sempre diversa della Santa viene portata dalla Cattedrale al mare sopra un grandioso “Carro trionfale” a forma di barca e la sera si fanno bellissimi giochi pirotecnici sulla spianata a mare.

Il 15 si concludono i solenni festeggiamenti con la grande processione “religiosa” delle Reliquie di santa Rosalia portate per le vie della città dentro un’artistica urna d’argento.


Mese di Settembre (dal 3 sera in poi)

Tutto l’anno, ma in particolar modo nel mese di settembre, i devoti di santa Rosalia salgono al Santuario sul Montepellegrino a piedi attraverso l’antica strada pedonale fatta costruire dal Senato della città fra il 1674 e il 1725.

L’ascesa dei fedeli viene chiamata per antica tradizione palermitana l’ACCHIANATA (la salita). Migliaia di pellegrini salgono pregando al Santuario nella notte tra il 3 e 4 di settembre e per tutto il giorno successivo. Anche nei sabati e domeniche seguenti sono tantissimi i devoti che fanno “l’Acchianata”.

Fra questi molti sono coloro che, come gesto penitenziale o per grazia richiesta o ricevuta, pregando salgono in ginocchio tutta la scalinata finale fin dentro il Santuario.

Testi a cura di di don Gaetano Ceravolo* e Girolamo Mazzola*
(Per chi utilizza queste informazioni chiediamo di indicare la fonte)

* don Gaetano Ceravolo, studioso di S. Rosalia e del Santuario – Cell. 3398706117
 * Girolamo Mazzola: già bibliotecario e paleografo presso l’Archivio Storico comunale di Palermo e dal 2012 Archivista volontario al Santuario di S. Rosalia – Cell. 3396055890