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Il Labirinto di Montepellegrino

(di don Gaetano Ceravolo e Stefano Baldi*)

T I P O L O G I A

Il Labirinto sul Montepellegrino, è stato ideato dal palermitano Stefano  Baldi e realizzato con la collaborazione di Marina Modica
Esso riproduce la tipologia più antica dei labirinti ovvero l’Unicursale Cretese1.1, nel caso specifico a 11 spire o lame,
ma che può essere costruito anche a 3 a 7 o 15 e via via in dimensioni sempre maggiori aumentando di 4 il numero delle circonvoluzioni.

 R E A L I Z Z A Z I O N E

La realizzazione è stata effettuata con permesso comunale in un’area di Monte chiamata “La piana di mezzo” a NW del Santuario di Santa Rosalia.

È stata scelta una radura di forma circolare, del diametro di 19 metri, circondata da pini ed eucalipti.

L’accesso al Labirinto è garantito da due sentieri, uno ad est, delimitato da pietre ed uno a sud che, inoltrandosi nel bosco,
percorre per circa 200 metri una antica strada di cui rimane soltanto la massicciata.

Entrambi i sentieri si collegano alla strada di servizio della forestale, chiamata Mountain-bike1, formando un percorso ad anello lungo il quale si trova il Labirinto.

La struttura è stata costruita utilizzando 2.260 pietre raccolte tutte nel bosco circostante e disposte lungo una trincea ricavata sulla tracciatura.

L’orientamento dell’asse centrale è Nord-Sud con il percorso di entrata da Est ad Ovest (dalla luce verso l’ombra) e quello di uscita da Ovest ad Est (il ritorno alla luce dall’ombra).

I colori del Labirinto mutano con le stagioni e lo rendono partecipe della pioggia, della siccità, del sole e del vento, potendolo così definire un “labirinto vivente”.

I N I Z I A T I V E

Accanto al labirinto  è stata realizzata una bacheca informativa del “Labirinto del Montepellegrino” e dei labirinti in generale.

Il Labirinto, attualmente, è frequentato da gruppi di persone che ne fanno tappa nelle loro passeggiate alla riserva di Montepellegrino,
scolaresche, gruppi di meditazione, stage di danza e singole persone.

Sono in programmazione lezioni teorico pratiche sui labirinti in generale e sulle basi delle modalità di percorrimento del sentiero.

R A C C O L T A   D E L L E   S E N S A Z I O N I

Accanto alla bacheca informativa si trova una cassetta chiusa dove è possibile inserire dei foglietti con su scritte le proprie sensazioni percepite durante il cammino.

I biglietti vanno scritti in maniera anonima ma si richiede di specificare il sesso dello scrivente.

Alla bacheca è appesa una busta contenente il materiale per scrivere.

C O M E   R A G G I U N G E R L O

A. Dalla strada carrabile Via Pietro Bonanno (proseguendo per il bosco)

  1. Si arriva al piazzale sottostante il Santuario di S. Rosalia (o in auto o in autobus dalla Via Pietro Bonanno o, a piedi, dalla Scala vecchia).
  2. Proseguendo un centinaio di metri oltre il Santuario, si ha davanti un bivio.
  3. Prendendo la strada a sinistra, via Ercta, si prosegue per circa 250 metri, arrivati ad una ampia curva e sulla destra c’è un cancello di servizio.
  4. Da questo punto si va a piedi, tenendosi a sinistra, per la strada di servizio non asfaltata, denominata Mountain-bike1.
  5. Dopo circa mezzo Km. sulla sinistra si incontra un cartello che indica l’inizio della stradina Mountain-bike2.
  6. Proseguendo oltre per altri 150 metri circa, subito dopo una leggera discesa della strada, sulla sinistra,
    inizia un piccolo sentiero ben visibile perché delimitato da pietre, che porta al Labirinto già visibile a vista d’occhio.

B. Dalla zona del Parco della Favorita seguendo antichi sentieri

Per chi volesse arrivare al labirinto da antichi sentieri che si arrampicano sul versante N.O.,

dal lato del Parco della Favorita, esistono due possibilità: La Valle del porco e la Rufuliata.

  1. La Valle del porco. Questo sentiero si incunea nell’omonima valle, partendo da dietro le “Scuderie reali”, lungo la Favorita.
    È lungo circa 1,5 Km, abbastanza ripido, e termina in un boschetto sulla Via Ercta all’altezza del cancello di servizio di cui sopra al punto A.
  2. La Rufuliata. È un sentiero molto più comodo, è lungo circa 2,8 Km e si inerpica da in una ampia valle dietro il “Cancello Giusino” lungo la Favorita,
    proprio sopra la sede dei Rangers d’Italia (responsabili delle operazioni di controllo ed intervento nell’area della “Riserva di Montepellegrino)
    e continua fino a raggiungere la strada Mountain-bike1, nella parte piana a circa 650 metri dall’inizio del viottolo che porta al Labirinto.

ATTENZIONE:  I  SENTIERI  DELLA  VALLE  DEL  PORCO  E  DELLA  RUFULIATA  SONO RITENUTI  PERICOLOSI  SPECIALMENTE  IN  CONDIZIONI  METEO  AVVERSE  PER  IL  PERICOLO  DI  CADUTA  RAMI  O  PER  SMOTTAMENTO  PIETRE.

COORDINATE  GEOGRAFICHE:     38°10’40.8″N 13°20’39.6″E

VIDEO  CON  DRONE:  DJI Phantom 3 Labirinto su Monte Pellegrino (Palermo) – di Roberto Pellegrino   https://www.youtube.com/watch?v=_kxkPEyNdTc  

Il palermitano Stefano Baldi ideatore e realizzatore del Labirinto sul Montepellegrino insieme a Marina Modica che ha collaborato nella realizzazione del Labirinto.

I  LABIRINTI

Il Labirinto e l’immagine che questa parola evoca è qualcosa di talmente radicato nella cultura dell’umanità che sembra appartenere a quella categoria di cose o eventi senza inizio, quasi esistiti da sempre. In realtà, pur essendo presente in tantissime civiltà del pianeta, Europa, bacino del Mediterraneo, medio Oriente, India, Giava, Sumatra, America, l’origine del Labirinto e la simbologia ad esso correlata ci è, di fatto, sconosciuta riducendo le nostre reali conoscenze ad un insieme di ipotesi tutte ben spiegate ma, alla fine, prive di risposte concrete.

TIPOLOGIA  DI  LABIRINTI

La forma più antica conosciuta di labirinti unicursali1 è quella chiamata “Cretese” o “Classico” o “Pagano” in accordo con la sua presunta origine.
Su questo tipo di Labirinto sono state elaborate una serie di supposizioni, che, anche se supportate da fonti storiografiche, non ci svelano le origini ed il significato di qualcosa che già esisteva prima della storia conosciuta.
Dal tipo Cretese la struttura del Labirinto è stata modificata in relazione all’alternarsi delle epoche della storia.
Ai tempi dei romani il Labirinto veniva considerato un simbolo di protezione delle città e delle case e veniva usato in rituali propiziatori e celebrativi.
Il Cristianesimo lo inglobò, insieme a tanti simboli pagani, e ne modificò la forma, ma solo in parte il contenuto, trasformandolo, dal decimo secolo in poi, nel tipo conosciuto come Chartres dalla cattedrale francese che ne ospita uno nella pavimentazione.
Fino a quel momento il Labirinto aveva conservato una caratteristica peculiare: l’unicità del sentiero, non ci si poteva perdere, si arrivava al centro e si tornava indietro, come tuffarsi nel mare e poi riuscirne.
Dal Rinascimento, invece, il Labirinto diventa la ricerca della via verso il centro e la conseguente possibilità di perdersi.
Cambia quindi la struttura, la via unica è ostacolata da vicoli ciechi che sbarrano la strada costrigendo il percorrente a tornare indietro.
La prima rappresentazione grafica di questa idea di Labirinto risale al 1550 e si trova nel progetto per un Labirinto di siepi antistante al Palazzo del tè a Mantova.
Da un punto di vista linguistico, la metafora letteraria di Labirinto, come situazione intrigata, difficile, dove è facile perdersi, si ritrova a partire dal IV sec. a.C.

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Nota 1

Per Labirinto unicursale, si intende un tracciato in cui il cammino conduce al centro senza deviazioni, in contrapposizione al significato entrato a far parte ormai della memoria collettiva, di luogo dove ci si perde.

In relazione a quanto detto, ed alla forma del tracciato, possiamo considerare tre tipi di Labirinto Unicursale:

  1. Labirinto tipo Cretese che rappresenta non solo il più antico tracciato conosciuto ma che ha una diffusione in Europa, nelle regioni Scandinave, in Inghilterra nel bacino del Mediterraneo, suo presunto luogo di origine, in India, Giava, Sumatra, America.
  2. Labirinti dei mosaici romani prevalentemente di forma rettangolare o poligonale spesso composti dall’unione di più labirinti eguali tra loro.
    Ne sono presenti nel bacino del mediterraneo, in Italia, Spagna, Gallia e Britannia
  3. Labirinto tipo di Chartres (compare per la prima volta nel X sec.) o medioevale, ovvero la cristianizzazione del tracciato cretese che ne espande la croce originaria portandola a figura che si estende per l’intero percorso. Il numero delle spire diventa 11 in base alla simbologia cristiana che vede in questo numero imperfetto (dodici sono gli Apostoli, 10 sono i Comandamenti) l’imperfezione del mondo terreno; in questo caso, il percorrere un labirinto assumeva un significato di espiazione.
    Un altro aspetto particolare di questo tipo di Labirinto rispetto all’avo cretese è che l’area del suo centro può essere espansa a piacimento, creando, così, uno spazio comune dove sostare prima di riprendere la via. La larghezza del centro, nel Cretese, è invece geometricamente legata alla larghezza del sentiero.
    In prevalenza ritroviamo questo tipo di Labirinto nei pavimenti nelle chiese (Italia, Francia, Inghilterra) o raffigurati in manoscritti.

 * don Gaetano Ceravolo, studioso di S. Rosalia e del Santuario – Cell. 3398706117
 * Stefano Baldi: ideatore e realizzatore del ‘Labirinto di Montepellegrino’ – Cell . 3802623306))