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Rosalia e il Santuario

La legenda, raccolta anche nel canto popolare di esaltazione della Santa “u Trinfu”, narra che la scelta dell’eremitaggio Le fu richiesta proprio dal Cristo, apparsole dentro lo specchio mentre ella si preparava per la cerimonia di nozze che dovevano legarla al nobile Baldovino, che La aveva avuta promessa in moglie dal Re cui aveva salvato la vita.
Molto probabilmente S. Rosalia fù monaca basiliana come la raffigura la antica pala d’altare del XIII sec.

La prima esperienza di eremitaggio S. Rosalia la condusse nel bosco di Palazzo Adriano dove un passo è ancora chiamato con il suo nome. Quindi si trasferì sulle montagne della Quisquina (tra Bivona a odierna S. Stefano di Quisquina), da qui fece ritorno a Palermo per concludere la sua vita, da eremita, sul Monte Pellegrino, montagna sacra dei Palermitani.
Sul Monte Pellegrino S. Rosalia si ritirò nelle vicinanze o proprio nella piccola Chiesa che i bizantini prima ed i normanni dopo avevano costruito là dove i Fenici avevano eretto un Santuario rupestre.
Molto probabilmente, dice il Collura, S. Rosalia negli ultimi anni della sua vita si fece murare, con pubblica e solenne cerimonia liturgica di consacrazione officiata dall’arcivescovo, in una cella poi sigillata da questo.

S. Rosalia morì il 4 settembre probabilmente nel 1170 nella grotta del Monte Pellegrino eletta a sua dimora.

Fu subito dichiarata Santa dall’Arcivescovo di Palermo Gualtiero Offamilio, visto che il nome di S. Rosalia, Santa, lo si trova in documenti del 1196 – 1198 dei Papi Celestino III e di Innocenzo III, della Regina Costanza e di Federico II in cui si fa menzionedi terreni dedicati al suo nome presso l’isola di Capo Rizzuto in Calabria di proprietà del Monastero cistercense di S. Maria della Sambucina.