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Messaggio alla Chiesa di Palermo nell’Anno Giubilare Rosaliano per il IV Centenario del ritrovamento del corpo di Santa Rosalia

Carissime Sorelle e carissimi Fratelli,

lo scorso 10 luglio ha avuto inizio l’anno giubilare per celebrare il IV centenario dal ritrovamento delle reliquie della nostra Santa Patrona, Rosalia Sinibaldi. Da oltre quattro secoli, guardando il Monte Pellegrino, la nostra Città vive sotto la vigile custodia di questa donna di fede, saggia e meravigliosa.

Secondo la narrazione di coloro che furono presenti allo scavo – comuni cittadini, marinari, frati – guidati da Geronima la Gattuta, il 15 luglio del 1624 da quel tumulo si sprigionò un intenso profumo di fiori che suscitò la meraviglia dei presenti. La testimonianza della vita evangelica di Rosalia, anche dopo la sua morte, ha continuato a diffondere il profumo di Gesù Cristo, il Verbo di Dio fattosi carne, nato dalla Vergine Maria, morto, risorto e asceso alla destra del Padre, nostro fratello e redentore. L’incontro con Cristo l’ha trasformata e l’ha ricolmata dell’amore traboccante e compassionevole di Dio Padre.

Amore che rigenera e che spinge ad amare gli altri come siamo stati amati (cfr 2Cor 5,14; Gv 13,34; 15,13), fino al dono totale di sé, fino a trasformare la propria vita in spazio esistenziale d’amore.

Nella caverna della Quisquina, Rosalia ha inciso il motivo della sua scelta: per amore Domini mei, per amore del mio Signore.

È l’amore che scuote e rigenera le coscienze umane, è l’amore di Dio riversato nei cuori dallo Spirito Santo (cfr Rm 5,5) che suscita nuove relazioni umane nel segno della convivialità, della giustizia e della pace. Papa Francesco, nell’Esortazione apostolica Gaudete et exsultate sulla chiamata alla santità nel mondo contemporaneo, ha ribadito che i santi «mantengono con noi legami d’amore e di comunione» (n. 4).

Questo IV Centenario del ritrovamento delle reliquie di Santa Rosalia ci chiede anzitutto di rinnovare il «legame d’amore e di comunione» con la Santuzza e, attraverso lei, tra noi; sentirla compagna nel nostro cammino di fede e di ardente e creativa carità perché nel mondo non si spenga l’amore e, quindi, la speranza.

Il Giubileo Rosaliano, come ho avuto già modo di dire, lungi dall’essere una mera commemorazione o solamente un complesso di manifestazioni civili e religiose, è una preziosa opportunità di rinnovamento spirituale e umano per l’intera Città e per tutte le Comunità parrocchiali, le Comunità Religiose e le Aggregazioni laicali della nostra Arcidiocesi.

Rosalia ha ancora molto da dirci come donna, cittadina e cristiana. Donna impregnata di Evangelo, si è lasciata umanizzare dalla Pasqua di Cristo, relativizzando e abbandonando la corte regale, con i suoi agi e intrighi umani, per presentarsi a Cristo come vergine casta (cfr 2Cor 11,2) nel gaudio dell’eremo nuziale dello speco della Quisquina e del Monte Pellegrino.

La sua non è stata una fuga alienante, né un ripiegamento intimistico. Noi tutti la sentiamo ancor oggi presente e operante tra noi, vigile vedetta e sorella premurosa. Con la bella immagine usata da Papa Francesco, noi la percepiamo come la Santuzza «della porta accanto» (Gaudete et exsultate, 7), sempre vicina per rinsaldare in noi la passione per Cristo e il suo Regno, «dove i poveri sono beati, dove la pace è principio di convivenza, dove i puri di cuore e i piangenti sono esaltati e consolati, dove quelli che aspirano alla giustizia sono rivendicati, dove i peccatori possono essere perdonati, dove tutti sono fratelli» (Paolo VI, Omelia, Manila, 29 novembre 1970).

Rosalia è testimone credibile che assicura, ancor oggi, che siamo popolo amato e visitato dalla misericordia del Padre.

Nel 1624, come si legge dai racconti del tempo, la nostra santa è stata un’instancabile ‘bella samaritana’, apparendo in sogno ai ricoverati nei lazzaretti, consolando gli appestati, facendosi ‘apostola’ di una bella notizia: “il Cielo non si è dimenticato di noi”. E grazie a lei la città di Palermo ha ascoltato quella voce che dal cielo ricordava: “nessuno si salva da solo”.

Gli onori che vengono tributati ogni anno a S. Rosalia col Festino ravvivano la bellezza del vivere insieme, come comunità inclusiva aperta a tutti, perché tutti siamo immagine dell’unico Dio, figli dell’unico Padre, fratelli e sorelle tutti. Camminando insieme e nell’ascolto reciproco si cresce per rigenerare insieme le nostre città.

Rosalia ci porta a Cristo. Da lui continua a sprigionarsi una forza che sana tutti (cfr Lc 6,19). Attraverso la presenza delle sue reliquie, la nostra Santuzza ci vuole ‘contagiare’ dell’amore di Dio e del prossimo per liberarci dalla pandemia devastante della sclerocardia, dell’indurimento dei cuori (cfr Mc 10,5; Ef 4,18) e dal dilagare dell’iniquità, che in molti ha raffreddato l’amore (cfr Mt 24,12). Vuole risvegliare in noi una più autentica religiosità, come quella trasmessaci lungo i secoli dai nostri padri e dalle nostre madri, che alimenta una grande passione morale, per il bene, per ciò che è giusto, facendo nostra la sofferenza degli uomini e delle donne, specialmente dei piccoli, delle persone fragili e dei poveri.

Come affermavo nel Discorso alla città a Piazza Marina durante la processione di quest’anno, «per vivere i festeggiamenti di Santa Rosalia con consapevolezza e pienezza, e non con l’atteggiamento di una massa anonima spinta dall’abitudine o dalla convenzione, dobbiamo confrontarci ancora una volta con la domanda di fondo: […] Come mai un corpo morto da più di otto secoli promana vita? […] Il corpo di Rosalia Sinibaldi è vivo perché lei, essendo autenticamente e gioiosamente cristiana, lo ha nutrito con il corpo di un Morto Risorto, con il Corpo di Gesù di Nazareth. Si è nutrita del sacramento dell’Eucaristia […]. Egli è risorto per restare – lungo i secoli – vicino a noi, per nutrirci, per consegnarci il segreto di una gioia senza fine e di una vita piena. […] Egli è vivo, è accanto a noi, è il nostro compagno di viaggio, è il maestro, il vero esperto di umanità e di felicità, che ci invita ad andare a lui. È lui che rende santi, ovvero realizza, fa felice la vita di coloro che gli si affidano. Egli ci ha amati e ci ama anche tramite Rosalia».

In questo cammino giubilare della nostra Chiesa con Rosalia verso Cristo, insieme ai fratelli e alle sorelle con i quali condividiamo la vita nelle nostre case e nelle nostre città, desideriamo porre alcuni segni giubilari.

Anzitutto i pellegrinaggi nei luoghi giubilari stabiliti dalla Penitenzieria Apostolica (Cattedrale e Santuario di Monte Pellegrino), sia quelli personali e con le nostre famiglie, sia quelli in cui vivremo il segno del ‘con-venire’ delle Comunità parrocchiali dei sei Vicariati nella chiesa Madre della nostra Arcidiocesi. Ci ritroveremo in assemblea per «attuare l’opera di salvezza mediante il sacrificio e i sacramenti attorno ai quali gravita tutta la vita liturgica» (Sacrosanctum concilium, 6) e per gustare la comunione dei Santi, particolarmente con S. Rosalia.

Oltre al pellegrinaggio dei Vicariati verso la Cattedrale, un altro segno sarà la peregrinatio del busto-reliquiario di Santa Rosalia nelle parrocchie dell’Arcidiocesi. Opportunità preziosa per rinsaldare la vita di fede, riscoprire la chiamata alla santità e la responsabilità di costruire la città degli uomini, insite nella rinascita battesimale. Occasione propizia per prepararci a vivere, con le altre diocesi italiane, la 50ª Settimana Sociale dei Cattolici e, con tutta la Chiesa, il Giubileo del 2025 che ci vedrà, a nostra volta, pellegrini di speranza.

Ovviamente, segno per eccellenza sarà la pratica del comandamento dell’amore vicendevole: amatevi ‘come’ io ho amato voi (cfr Gv 13,34), e le opere di carità che mettono al centro della nostra vita personale, familiare e comunitaria i poveri, prediletti del Signore.

Consegno alla Comunità diocesana queste preziose opportunità di grazia che saranno articolate attraverso l’apposito programma.

Non posso che auspicare l’intensa predisposizione interiore perché questo Giubileo Rosaliano rinsaldi la fede, rinnovi la speranza, dia vigore alla carità e rinvigorisca la vita fraterna. Solamente una Chiesa capace di mettere a frutto le virtù teologali sarà capace – come ci sta esortando il Sinodo dei Vescovi e il Cammino sinodale Diocesano – di comunione, di partecipazione e di missione, per condividere la bella testimonianza del Vangelo di Cristo anche in questo nostro complesso cambiamento epocale.

Rosalia, pellegrina di speranza, donna coraggiosa, fortemente innamorata di Cristo, continui a camminare in mezzo a noi, per infondere (in noi) e diffondere (attraverso di noi) quell’amore che è capace di trasformare il mondo in Casa comune fraterna.

Tutte e tutti vi stringo in un abbraccio benedicente.

Palermo, 26 novembre 2023

Solennità di Cristo Re dell’Universo

† Corrado Lorefice

Arcivescovo

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