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LA NOTTE DEI SANTUARI – 1° GIUGNO 2025

https://www.itinerariumrosaliae.it/_files/ugd/d3fab9_897573be0fbb422b9b5be170407664d2.pdf

Importante appuntamento annuale con i grandi Santuari d’Italia.

Presiede Sua Eccellenza Mons. CORRADO LOREFICE.

Per tutti i partecipanti, alle solite condizioni, c’è la possibilità di ottenere L’INDULGENZA PLENARIA, entrando nel Santuario, Luogo giubilare.

(Grazie per l’organizzazione a Susanna Gristina e Collaboratori)

Veglia di Preghiera
CANTO: VENITE, APPLAUDIAMO AL SIGNORE
Venite, applaudiamo al Signore Alleluja, alleluja
Roccia della nostra salvezza Amen, alleluja.
Accostiamoci a Lui per rendergli grazie,
a Lui cantiamo con inni di lode al grande Re della terra.
Sopra tutti gli dei è grande il Signore,
in mano sua son tutti gli abissi, sue son le vette dei monti.
SEGNO DI CROCE E SALUTO
Il Presidente:
Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.
R/. Amen.
La pace sia con voi.
R/. E con il tuo spirito.
Lettore 1:
In questa Notte dei Santuari, promossa dalla Conferenza Episcopale Italiana e celebrata nei tanti luoghi di preghiera del nostro Paese, desideriamo vivere un tempo speciale di grazia in questo Anno Giubilare, uniti spiritualmente a tutta la Chiesa. Sentiamo il bisogno profondo di tornare alla presenza viva del Signore, per sostare davanti a Lui, ascoltarne la voce e adorarlo con cuore sincero.
Lettore 2:
Come comunità ecclesiale di Palermo, ci ritroviamo in questo Santuario dedicato a Santa Rosalia, per accogliere con gratitudine la sovrabbondanza della grazia divina e intravedere, già ora, la gioia del Regno dei Cieli. Pellegrini di speranza sulle orme della nostra Santuzza, desideriamo contemplare la bellezza di Dio, approfondire la nostra fede attraverso un’intima relazione con Lui e aprirci alla comunione e alla pace che ogni cuore umano cerca.
Lettore 1:
In profonda sintonia coi tanti santuari d’Italia che, come noi, partecipano a questa notte di preghiera, vogliamo far risuonare in tutta la Chiesa una sola voce, un solo cuore, un unico desiderio: lasciarci trasformare dall’amore del Signore.
Breve pausa di silenzio.
Il Presidente:
Iniziamo questa notte dei Santuari invocando lo Spirito Santo di Dio.
INVOCAZIONE ALLO SPIRITO SANTO CANTO: SPIRITO SANTO
Spirito Santo, Spirito Santo,
Spirito Santo vieni, vieni dai quattro venti,
Spirito del Signore, Spirito dell’Amore,
Spirito Santo, vieni.

A due cori si proclama l’invocazione allo Spirito Santo (da una preghiera di Carlo Maria Martini)
Coro 1: Spirito di Dio, donami un cuore docile all’ascolto.
Togli dal mio petto il cuore di pietra
e dammi un cuore di carne
perché accolga la parola del Signore e la metta in pratica (Ez 11,19-20).
Coro 2: Voglio ascoltare che cosa dice il Signore (Sal 83,9).
Fa’ che il tuo volto di Padre
risplenda su di me e io sarò salvo (Sal 80,4).
Mostrami la tua via, perché nella tua verità io cammini; donami un cuore semplice
che tema il tuo nome (Sal 86,11).
Coro 1: Fa’ che io impari il silenzio vigile di Nazaret
per conservare, come Maria, la Parola dentro di me.
Per lasciarmi trovare da Dio che incessantemente mi cerca.
Coro 2: Fa’ che io mi lasci penetrare dalla Parola “per comprendere con tutti i santi
quale sia l’ampiezza, la lunghezza, l’altezza e la profondità, e conoscere l’amore di Cristo” (Ef 3,18-19).
PREGHIERA DI BENEDIZIONE DEL FUOCO
Il Presidente:
Preghiamo.
O Dio, che hai creato la luce per rischiarare le tenebre,
benedici + questo fuoco, e concedi a noi, tuoi fedeli, di essere illuminati dalla luce di Cristo,
per camminare sempre come figli della luce. Per Cristo nostro Signore.
R/. Amen
Il Presidente:
Il segno di questo fuoco al quale accenderemo le nostre candele ci ricordi l’impegno ad essere luce gli uni per gli altri, così da riflettere la luce di Cristo, luce del mondo.
Affidiamo questo nostro proposito all’intercessione di Santa Rosalia.
ACCENSIONE DEL CERO E DELLE CANDELE
Viene acceso il cero più grande e da questo tutte le altre candele. Ciascuno accende con la propria candela quella del vicino. Durante l’accensione delle candele il coro canta.
CANTO: IO SONO LA LUCE DEL MONDO
Io sono la luce del mondo,
chi segue me avrà la luce della vita.
Loda il Signore, anima mia:
loderò il Signore per tutta la mia vita,
finché vivo canterò inni al mio Dio.
Loda il Signore, anima mia.
Breve momento di silenzio.
Non confidate nei potenti,
in un uomo che non può salvare.
Esala lo spirito e ritorna alla terra;
in quel giorno svaniscono tutti i suoi disegni.
Beato chi ha per aiuto il Dio di Giacobbe,
chi spera nel Signore suo Dio,
creatore del cielo e della terra,
del mare e di quanto contiene.

PROCESSIONE DAL SAGRATO VERSO L’INTERNO DEL SANTUARIO
Il Presidente:
Carissimi fratelli e sorelle, ci mettiamo in cammino come popolo di Dio, pellegrini nella fede, guidati dalla speranza che il Giubileo ci invita a riscoprire. Nel cuore stesso della preghiera e dell’adorazione, possiamo sperimentare l’incontro con l’amore di Dio che ci chiama a lasciarci trasformare, affinché la nostra vita diventi sempre più una risposta d’amore e di speranza. Avviamoci in pace.
Inizia la processione verso l’interno del Santuario ponendo all’inizio del corteo un cero.
La porta principale del Santuario, inizialmente chiusa, viene aperta per consentire l’ingresso dei fedeli. Ciascuno di essi, varcando la soglia, deposita in una ciotola all’ingresso un sasso che è stato consegnato prima della veglia (segno della volontà di conversione e della disponibilità a lasciarci trasformare dall’Amore del Cuore di Gesù: da un cuore di pietra ad un cuore di carne). Mentre si accede alla Sacra Grotta, si canta l’Inno del Giubileo.
CANTO: PELLEGRINI DI SPERANZA
Fiamma viva della mia speranza
questo canto giunga fino a Te!
Grembo eterno d’infinita vita
nel cammino io confido in Te.
Ogni lingua, popolo e nazione
trova luce nella tua Parola.
Figli e figlie fragili e dispersi
sono accolti nel tuo Figlio amato.
INGRESSO IN SANTUARIO
La processione giunge all’interno del Santuario, dove viene posizionato il cero.
Il Presidente:
Il Signore Gesù ci ama per primo e ci invita ad amarci gli uni gli altri come lui ci ha amati. Vogliamo metterci alla sua presenza e con animo riconoscente attingere alla sorgente della speranza.
R/. Amen
ESPOSIZIONE DEL SANTISSIMO SACRAMENTO
Il Presidente espone il Santissimo Sacramento e incensa, mentre si canta
CANTO: PADRE, T’ADORIAMO
Padre, t’adoriamo.
La nostra vita ti offriamo.
Noi ti amiamo.
Segue un momento di silenzio per l’adorazione e la preghiera personale
Dio ci guarda, tenero e paziente:
nasce l’alba di un futuro nuovo.
Nuovi Cieli Terra fatta nuova:
passa i muri Spirito di vita.
Alza gli occhi, muoviti col vento,
serra il passo: viene Dio, nel tempo.
Guarda il Figlio che s’è fatto Uomo:
mille e mille trovano la via.
Gesù, t’adoriamo.
La nostra vita ti offriamo.
Noi ti amiamo.

Primo momento
“Cristo mostra che Dio è vicinanza, compassione, tenerezza” (n. 35)
LETTURA BIBLICA
Lettore 3: Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 9, 10-13, 18-32)
«Mentre sedeva a tavola nella casa, sopraggiunsero molti pubblicani e peccatori e se ne stavano a tavola con Gesù e con i suoi discepoli. Vedendo ciò, i farisei dicevano ai suoi discepoli: «Come mai il vostro maestro mangia insieme ai pubblicani e ai peccatori?». Udito questo, disse: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. Andate a imparare che cosa vuol dire: Misericordia io voglio e non sacrifici. Io non sono venuto infatti a chiamare i giusti, ma i peccatori» […]. Mentre diceva loro queste cose, giunse uno dei capi, gli si prostrò dinanzi e disse: «Mia figlia è morta proprio ora; ma vieni, imponi la tua mano su di lei ed ella vivrà». Gesù si alzò e lo seguì con i suoi discepoli. Ed ecco, una donna, che aveva perdite di sangue da dodici anni, gli si avvicinò alle spalle e toccò il lembo del suo mantello. Diceva infatti tra sé: «Se riuscirò anche solo a toccare il suo mantello, sarò salvata». Gesù si voltò, la vide e disse: «Coraggio, figlia, la tua fede ti ha salvata». E da quell’istante la donna fu salvata. Arrivato poi nella casa del capo e veduti i flautisti e la folla in agitazione, Gesù disse: «Andate via! La fanciulla infatti non è morta, ma dorme». E lo deridevano. Ma dopo che la folla fu cacciata via, egli entrò, le prese la mano e la fanciulla si alzò. E questa notizia si diffuse in tutta quella regione. Mentre Gesù si allontanava di là, due ciechi lo seguirono gridando: «Figlio di Davide, abbi pietà di noi!». Entrato in casa, i ciechi gli si avvicinarono e Gesù disse loro: «Credete che io possa fare questo?». Gli risposero: «Sì, o Signore!». Allora toccò loro gli occhi e disse: «Avvenga per voi secondo la vostra fede». E si aprirono loro gli occhi. Quindi Gesù li ammonì dicendo: «Badate che nessuno lo sappia!». Ma essi, appena usciti, ne diffusero la notizia in tutta quella regione.
Breve pausa di silenzio
LETTURA PER LA MEDITAZIONE
Lettore 4: «Ci ha amati, dice San Paolo riferendosi a Cristo (Rm 8,37), per farci scoprire che da questo amore nulla potrà mai separarci (Rm 8,39) […]. Ci ha anche detto: Vi ho chiamato amici (Gv 15,15). Il suo cuore aperto ci precede e ci aspetta senza condizioni, senza pretendere alcun requisito previo per poterci amare e per offrirci la sua amicizia: Egli ci ha amati per primo» (FRANCESCO, Dilexit nos, 1).
Breve silenzio per l’adorazione e la preghiera personale.
CANTO: CREDO IN TE
Credo in te, Signore. Credo nel tuo amore,
nella tua forza che sostiene il mondo.
Credo nel tuo sorriso che fa splendere il cielo
e nel tuo canto che mi dà gioia.
Primo segno: “Dal cuore di pietra al cuore di carne”
Durante il canto, una ciotola contenente i sassi raccolti dai fedeli viene portata e deposta ai piedi dell’altare. Questo gesto esprime visibilmente il desiderio di ognuno di rinunciare a un cuore di pietra, chiuso, indurito dall’egoismo o dalla paura, per accogliere un cuore di carne, capace di amare come Cristo ci ha amati. I sassi diventano così segno concreto della nostra volontà di conversione e della disponibilità a lasciarci trasformare dall’Amore del Cuore di Gesù.
Credo in te, Signore. Credo nella tua pace,
nella tua vita che fa bella la terra,
nella tua luce che rischiara la notte:
sicura guida nel mio cammino.

Secondo momento
“in un cuore umano possono regnare l’odio, l’indifferenza, l’egoismo” (n. 59)
LETTURA PER LA MEDITAZIONE
Lettore 5:
“Amore e cuore non sono necessariamente uniti, perché in un cuore umano possono regnare l’odio, l’indifferenza, l’egoismo. Ma non raggiungiamo la nostra piena umanità se non usciamo da noi stessi, e non diventiamo completamente noi stessi se non amiamo. Quindi il centro intimo della nostra persona, creato per l’amore, realizza il progetto di Dio solo se ama. Così, il simbolo del cuore simboleggia allo stesso tempo l’amore.
Il Figlio eterno di Dio, che mi trascende senza limiti, ha voluto amarmi anche con un cuore umano. I suoi sentimenti umani diventano sacramento di un amore infinito e definitivo. Il suo cuore non è dunque un simbolo fisico che esprime soltanto una realtà spirituale o separata dalla materia. Lo sguardo rivolto al Cuore del Signore contempla una realtà fisica, la sua carne umana, e questa rende possibile che Cristo abbia emozioni e sentimenti umani, come noi, benché pienamente trasformati dal suo amore divino. La devozione deve raggiungere l’amore infinito della persona del Figlio di Dio, ma dobbiamo affermare che esso è inseparabile dal suo amore umano, e a tale scopo ci aiuta l’immagine del suo cuore di carne” (FRANCESCO, Dilexit nos, 59-60).
Breve silenzio per l’adorazione e la preghiera personale.
CANTO: O DIO, TI CERCO
O Dio, ti cerco dall’aurora
attende te l’anima mia
di te ha sete la mia vita
come la terra più disseccata.
Così ti cerco, mio Signore,
sei Tu l’attesa della mia vita
nulla più grande del tuo amore
in te il mio cuore riposerà.
Secondo segno: “Un cuore che si offre”
Durante il canto, una ciotola contenente incenso viene portata all’altare e il contenuto viene versato sul braciere acceso. Il profumo dell’incenso che si innalza simboleggia la nostra preghiera e, insieme, il desiderio di donarci completamente a Dio, come il Cuore di Cristo, che si è consumato per amore. Come l’incenso brucia e si solleva verso l’alto, così la nostra vita è chiamata a diventare un’offerta viva, santa, gradita a Dio (cf. Rm 12,1), che salga come profumo soave dalla nostra esistenza trasformata.
Terzo momento
“il Cuore del Salvatore ci invita a risalire all’amore del Padre, sorgente di ogni autentico amore” (n. 75)
LETTURA PER LA MEDITAZIONE
Lettore 6:

“Volgiamo ora lo sguardo allo Spirito Santo, che riempie il Cuore di Cristo e arde in Lui. Perché, come ha detto San Giovanni Paolo II, il Cuore di Cristo è «il capolavoro dello Spirito Santo». Non è solo una cosa del passato, perché «nel Cuore di Cristo è viva l’azione dello Spirito Santo, a cui Gesù ha attribuito l’ispirazione della sua missione (cf. Lc 4, 18; Is 61, 1) e di cui aveva nell’Ultima Cena promesso l’invio. È lo Spirito che aiuta a cogliere la ricchezza del segno del costato trafitto di Cristo, dal quale è scaturita la Chiesa». In definitiva, «solo lo Spirito Santo può aprire dinanzi a noi questa pienezza dell’“uomo interiore”, che si trova nel Cuore di Cristo. Solo Lui può far sì che da questa pienezza attingano forza, gradatamente, anche i nostri cuori umani».
Se cerchiamo di addentrarci nel mistero dell’azione dello Spirito, vediamo che Egli geme in noi e dice “Abbà”: «Che voi siete figli lo prova il fatto che Dio mandò nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio, il quale grida: “Abbà! Padre!”» (Gal 4, 6). Infatti «lo Spirito stesso, insieme al nostro spirito, attesta che siamo figli di Dio» (Rm 8, 16). L’azione dello Spirito Santo nel cuore umano di Cristo provoca incessantemente questa attrazione verso il Padre. E quando ci unisce per la grazia ai sentimenti di Cristo, ci rende partecipi della relazione del Figlio con il Padre, è «lo Spirito che rende figli adottivi, per mezzo del quale gridiamo: “Abbà! Padre!”» (Rm 8, 15). (n. 75).
Dopo una pausa di silenzio, si canta
CANTO: ABBÀ PADRE
Guardami Signor, leggi nel mio cuor
Sono Tuo figlio, ascoltami
Abbà, Padre! Abbà, Padre!
Abbà, Abbà, Abbà! (x2)
Più solo non sarò, a Te mi appoggerò
Sono Tuo figlio, abbracciami
Terzo segno: “Un cuore che dona pace”
Durante il canto, viene portato e deposto ai piedi dell’altare un alberello di ulivo, simbolo di pace, riconciliazione e vita nuova. Questo gesto rappresenta il frutto dell’incontro con il Cuore di Cristo, mite e umile, che ci rende seminatori di pace e operatori di amore. Come l’ulivo, che resiste al tempo e continua a dare frutto, così anche noi siamo chiamati a custodire e diffondere nel mondo la pace che nasce dal cuore.

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Come ha detto San Giovanni Paolo II, il Cuore di Cristo è «il capolavoro dello Spirito Santo». Non è solo una cosa del passato, perché «nel Cuore di Cristo è viva l’azione dello Spirito Santo, a cui Gesù ha attribuito l’ispirazione della sua missione (cf. Lc 4, 18; Is 61, 1) e di cui aveva nell’Ultima Cena promesso l’invio. È lo Spirito che aiuta a cogliere la ricchezza del segno del costato trafitto di Cristo, dal quale è scaturita la Chiesa». In definitiva, «solo lo Spirito Santo può aprire dinanzi a noi questa pienezza dell’“uomo interiore”, che si trova nel Cuore di Cristo. Solo Lui può far sì che da questa pienezza attingano forza, gradatamente, anche i nostri cuori umani».
Se cerchiamo di addentrarci nel mistero dell’azione dello Spirito, vediamo che Egli geme in noi e dice “Abbà”: «Che voi siete figli lo prova il fatto che Dio mandò nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio, il quale grida: “Abbà! Padre!”» (Gal 4, 6). Infatti «lo Spirito stesso, insieme al nostro spirito, attesta che siamo figli di Dio» (Rm 8, 16). L’azione dello Spirito Santo nel cuore umano di Cristo provoca incessantemente questa attrazione verso il Padre. E quando ci unisce per la grazia ai sentimenti di Cristo, ci rende partecipi della relazione del Figlio con il Padre, è «lo Spirito che rende figli adottivi, per mezzo del quale gridiamo: “Abbà! Padre!”» (Rm 8, 15). (n. 75).
Dopo una pausa di silenzio, si canta
CANTO: ABBÀ PADRE
Guardami Signor, leggi nel mio cuor
Sono Tuo figlio, ascoltami
Abbà, Padre! Abbà, Padre!
Abbà, Abbà, Abbà! (x2)
Più solo non sarò, a Te mi appoggerò
Sono Tuo figlio, abbracciami
Terzo segno: “Un cuore che dona pace”
Durante il canto, viene portato e deposto ai piedi dell’altare un alberello di ulivo, simbolo di pace, riconciliazione e vita nuova. Questo gesto rappresenta il frutto dell’incontro con il Cuore di Cristo, mite e umile, che ci rende seminatori di pace e operatori di amore. Come l’ulivo, che resiste al tempo e continua a dare frutto, così anche noi siamo chiamati a custodire e diffondere nel mondo la pace che nasce dal cuore.

OMELIA DEL PRESIDENTE
Breve momento di silenzio
INTERCESSIONI DEI SECONDI VESPRI DELLA SOLENNITÀ DEL SACRATISSIMO CUORE DI GESÙ
Il Presidente:
Fratelli e sorelle, affidandoci all’intercessione di Santa Rosalia, pellegrina di speranza e maestra nella fede, eleviamo la nostra supplica a Dio Padre onnipotente.
Lettore 7: Invochiamo con fede Gesù redentore, perché dia pace e ristoro alle nostre anime:
Signore misericordioso, abbi pietà di noi.

Signore Gesù, che dal tuo petto squarciato hai fatto nascere la Chiesa tua sposa,

rendila sempre santa e immacolata.

Gesù, tempio santo di Dio, distrutto dagli uomini e riedificato dal Padre,

fa’ che la tua Chiesa sia il santuario vivente della tua gloria.

Gesù, re e centro di tutti i cuori, rivelaci la grandezza della tua misericordia

rinnova con gli uomini del nostro tempo il tuo patto d’amore.

Gesù, nostra pace e riconciliazione, che distruggendo ogni inimicizia sulla croce, ci hai riuniti in un solo uomo nuovo,

donaci di venire a te uniti nel medesimo Spirito.
PREGHIERA DEL SIGNORE
Il Presidente:
Innalziamo ora la nostra preghiera a Dio cantando le parole che Gesù stesso ci ha insegnato.
PADRE NOSTRO
Il Presidente si accosta all’altare, genuflette e s’inginocchia e si canta un inno o un altro canto eucaristico. Frattanto, quando si è fatta l’esposizione con l’ostensorio, il ministro genuflesso incensa il santissimo Sacramento.
CANTO: CHI CI SEPARERÀ
Chi ci separerà dal suo amore,
la tribolazione, forse la spada?
Né morte o vita ci separerà
dall’amore in Cristo Signore.
ORAZIONE
Il Presidente:
Preghiamo.
Signore Gesù Cristo, che nel mirabile sacramento dell’Eucaristia, ci hai lasciato il memoriale della tua Pasqua, fa’ che adoriamo con viva fede il santo mistero del tuo Corpo e del tuo Sangue, per sentire sempre in noi i benefici della redenzione. Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli.
R/. Amen.
BENEDIZIONE EUCARISTICA
Il Presidente benedice nel modo consueto
REPOSIZIONE
Durante la reposizione del Santissimo Sacramento, il popolo conclude con le acclamazioni:
ACCLAMAZIONI
Dio sia benedetto.
Benedetto il suo santo nome.
Benedetto Gesù Cristo, vero Dio e vero uomo. Benedetto il nome di Gesù.
Benedetto il suo sacratissimo Cuore. Benedetto il suo preziosissimo Sangue.
Benedetto Gesù nel santissimo Sacramento dell’altare.

Benedetto lo Spirito Santo Paraclito.
Benedetta la gran Madre di Dio, Maria santissima.

Benedetto lo Spirito Santo Paraclito.
Benedetta la gran Madre di Dio, Maria santissima.

Benedetta la sua santa e immacolata concezione.

Benedetta la sua gloriosa assunzione.
Benedetto il nome di Maria, vergine e madre.

Benedetto san Giuseppe, suo castissimo sposo.

Benedetto Dio nei suoi angeli e nei suoi santi!
La preghiera si conclude con la preghiera del Giubileo di Papa Francesco, guidata da un lettore ed il canto a S.Rosalia,, pellegrina di speranza
PREGHIERA DEL GIUBILEO DI PAPA FRANCESCO
Padre che sei nei cieli,
la fede che ci hai donato
nel tuo figlio Gesù Cristo, nostro fratello,
e la fiamma di carità
effusa nei nostri cuori dallo Spirito Santo,
ridestino in noi la beata speranza
per l’avvento del tuo Regno.
La tua grazia ci trasformi
in coltivatori operosi dei semi evangelici
che lievitino l’umanità e il cosmo,
nell’attesa fiduciosa
dei cieli nuovi e della terra nuova,
quando, vinte le potenze del Male,
si manifesterà per sempre la tua gloria.
La grazia del Giubileo
ravvivi in noi, Pellegrini di Speranza,
l’anelito verso i beni celesti
e riversi sul mondo intero
la gioia e la pace del nostro Redentore.
A te, Dio, benedetto in eterno,
sia lode e gloria nei secoli.
Amen.
CANTO: INNO A SANTA ROSALIA
Diva, cui diedero lor nome i fiori:
o santa, o nobile stirpe di re!
Tu il puro anelito dei nostri cuori,
tu il faro vigile di nostra fè!
O Rosa fulgida che dolce olia,
o Giglio candido spruzzato d’or.
Fiore freschissimo, o Rosalia,
accogli il palpito del nostro amor!
Tu, che di gelida caverna in seno,
scolpivi il nobile patto d’amor.
Tra cento ostacoli, concedi almeno
che della grazia serbiamo il fior!
Tu che sui culmini del Pellegrino
sfogavi all’aure l’immenso ardor
Tu fa che il fervido fuoco divino
avvampi ogni anima bruci ogni cuor.
Tu che sollecita de la tua terra
la lue malefica fugasti un dì.
O pia, difendici da fame e guerra
d’ogni contagio che ci colpì.
Tu che con l’anima in Dio rapita, sorella agli angeli fosti quaggiù. L’arcano insegnaci della tua vita: sognar la Patria, cercar Gesù!

Santa Rosalia di Palermo

Confraternita Santa Rosalia al Marabitti

Tesoro di Santa Rosalia

Pagina Santa Rosalia

Santa Rosalia Patrona di Bivona