Spiritualità
01 L’acqua della grotta… ci porta a Gesù!
Il 6 aprile 1787 il famoso scrittore tedesco Johann Wolfgang von Goethe, in visita in Sicilia, così annotò sul suo diario:
“… la grotta è stata lasciata intatta, ma poiché, dalle rocce stilla continuamente acqua, era necessario tenere il luogo asciutto. Lo si è fatto posando lungo gli spigoli delle rocce, delle grondaie di piombo collegate fra loro da vari raccordi; larghe in alto e strette in alto come cono, e tinte di un colore verde sporco, fanno apparire la grotta come tappezzata all’interno di grandi cactus. L’acqua viene immessa, parte lateralmente e parte da dietro, in un limpido bacino, al quale i fedeli attingono per combattere ogni male.”
Lo “spettacolo dell’acqua che stilla” visto dal Goethe è ancora lì.
L’acqua piovana si fa strada giorno dopo giorno attraverso la dura roccia.
Riversandosi verso il basso, attraverso le varie fessure, riesce ad aprirsi un passaggio. È un continuo stillare, è un tintinnio di gocce, suono dolce, suggestivo e riflessivo insieme che risuona nel silenzio della sacra grotta.
Così è l’azione della grazia di Dio nella nostra vita. Essa giunge sempre e al momento opportuno e sa “scavarsi” un passaggio attraverso il nostro cuore indurito. A volte sembra non esserci ma non è così. Essa “appare” puntualmente nella nostra vita e se la sappiamo ben accogliere e “ascoltare” disseta il nostro “bisogno profondo” di divino, di paradiso, di eternità.
Quest’acqua che puntualmente stilla dalla grotta e alla quale, nel maggio 1624, la Girolama La Gattuta si dissetò e guarì (e così dopo di lei tante persone), è ancora lì per ciascuno di noi!
Essa ci ricorda che abbiamo bisogno di Gesù ed è a lui che dobbiamo andare.
Come l’acqua della grotta, apparentemente sempre uguale ma in realtà sempre nuova, nel suo lungo stillare, perfora la dura roccia, ne riduce le asperità e si crea un passaggio, così la Parola di Gesù, sempre viva ed efficace, riesce a penetrare nel nostro cuore indurito.
In questa sacra grotta stillano quasi a scandire i ritmi del tempo, come duemila anni fa, le parole del nazareno quando si rivolgeva alla gente di Galilea: “Se qualcuno ha sete, venga a me e beva.” (Gv7,37). E nel nostro cuore si ripete l’incontro con la donna Samaritana: “Chi beve dell’acqua che io gli darò, non avrà più sete, anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui sorgente di acqua che scaturisce in vita eterna” (Gv4,14).
Carissimi amici, oggi la nostra Rosalia dice anche a ciascuno di noi: “Tu che sei scoraggiato e sofferente, tu che sei carico di ferite nel corpo e nello spirito, tu che sei carico di insicurezze e paure, vieni da Gesù, dissetati a Lui, non avrai più sete!”
Don Gaetano Ceravolo – Dott.ssa Maria Grazia Ciancio
02 I “canali” dell’Amore di Dio!
“ . . . la grotta è stata lasciata intatta; ma poiché dalle rocce stilla continuamente acqua, era necessario mantenere il luogo asciutto. Lo si è fatto posando lungo gli spigoli delle rocce, delle grondaie di piombo collegate tra loro da vari raccordi; larghe in alto e strette in basso come sono, . . . L’acqua viene immessa parte lateralmente e parte da dietro in un limpido bacino al quale i fedeli attingono per combattere ogni male.”Così aveva visto la grotta il 6 aprile del 1787 lo scrittore tedesco Johann Wolfgang (Viaggio in Sicilia), e così ancora la vediamo noi oggi!
Queste grondaie o “canalette”, come si chiamano qui in Sicilia sono tutte diverse sia di dimensioni che di forme e tutte sono fatte a mano.
Alcune “canalette” sono nuove, belle dalla parte bassa e visibile ma piene di calcare nella parte alta e nascosta agli occhi del visitatore; altre sono rovinate sia nei bordi come al centro con buchi e pezzi un pò staccati, quasi, si direbbe, da buttare e da sostituire ma tutte però . . . sono in uso!
Tutte, quale di più e quale di meno, raccolgono le “gocce d’acqua che distillano dalle rocce della grotta” e le convogliano verso il grande bacile in pietra e i tre antichi pozzi sotterranei che si trovano sotto il pavimento della grotta.
Così siamo ciascuno di noi. Sì, come le “canalette” raccolgono le gocce d’acqua così ciascuno di noi è chiamato ad accogliere la grazia di Dio che, goccia dopo goccia, ci viene donata . . . in abbondanza.
E ognuno di noi deve “incanalare” questa grazia affinchè non vada perduta e possa così servire per noi e per gli altri.
Rosalia, nel febbraio del 1625, fermò il Giovane Vincenzo Bonelli dal suicidio in cima al Monte Pellegrino e inviandolo dal Cardinale Doria affinchè si facesse la processione, che poi bloccò la peste, rivalutò la sua vita e lo rese “messaggero di salvezza”.
Rosalia oggi con le “canalette” della grotta dà valore alla nostra vita e dice a ciascuno di noi: “La tua vita ha valore sempre. Sei abbattuto per un lutto, un dolore, un difficoltà? Dio ti ama e la tua vita ha valore sempre! Sei “distrutto“ nella psiche, nell’anima, nel corpo? Dio ti ama e la tua vita ha valore sempre! In qualsiasi condizione ti trovi Dio ti ama così come sei e la tua vita ha valore sempre!”
Carissimi oggi Rosalia ci invita a “valutare” e a “rivalutare” la nostra vita e affidarci a Dio perché Lui ci ama e non guarda alle nostre povertà, pochezze e miserie. Dio ci chiama a guardare in alto per essere anche noi, come il Vincenzo Bonelli, “messaggeri di un Dio che salva” dalle “nuove pesti che affliggono la società e che mortificano l’uomo: i vizi, la corruzione, l’indifferenza…”
(Card. Paolo Romeo)
04 Il costato del Crocifisso di Rosalia
Il Senato Palermitano poi,oltre al manto dorato, dono del Re Carlo III di Borbone, adornava quel giaciglio col crocefisso, teschio, libro e giglio (per l’angelo), impiegandovi cinque mila onze” (ibidem p. 162)
Rosalia è stata spesso raffigurata colcrocifisso. Spesso lo tiene in mano, poggiato sul petto o elevato per mostraloa tutti.
Nella statua di Gregorio Tedeschi del1625 il crocifisso, tenuto dalla mano destra della santa, è poggiato sul petto.
Questa posizione sta ben ad indicare quanto Rosalia amasse il Signore crocifisso, tanto da farle scegliere una vita di preghiera, penitenza e eremitaggio.
Nel costato del crocifisso che Rosalia tiene in mano c’è un particolare molto importante.
È una piccola pietra rossa incastrata nel costato, lì dove Gesù fu colpito con la lancia dal soldato subito dopo la morte in croce.
“Venuti da Gesù, vedendo che era già morto, non gli spezzarono le gambe;
ma uno dei soldati con una lancia gli trafisse il costato e subito uscì sangue e acqua”. (Gv 19, 33-34)
L’autore del crocifisso, poteva benissimo evidenziare la ferita del costato semplicemente con una incisione nel petto ma invece ha pensato bene di porre questo piccolo rubino rosso affinchè fosse ben messo il evidenza il valore del “sangue di Cristo” che, secondo la Lettera agli Ebrei (Eb9,11-14), ci ha procurato la salvezza eterna.
Il sangue ci ricorda che Gesù ha dato la sua vita per l’umanità sino alla morte in croce e ancora continua a darla ad ogni Santa Messa nell’ Eucarestia, ci ricorda che dobbiamo accogliere e immetterci nella sua infinita e Divina Misericordia.
Ecco cosa ci ricorda a proposito S.Faustina Kowalska in una locuzione interiore: Nell’immagine di Gesù ci sono due raggi: Mentre pregavo udii interiormente queste parole: «I due raggi rappresentano il Sangue e l’Acqua. Il raggio pallido rappresenta l’Acqua che giustifica le anime; il raggio rosso rappresenta il Sangue che è la vita delle anime. L’umanità non troverà pace, finchè non si rivolgerà con fiduciaalla Mia Misericordia». (299-300)
Ancora oggi Rosalia ci invita a guardare al crocifisso e ad amare Cristo Gesù sopra ogni cosa così come ci ha ricordato Papa Benedetto XVI° nel suo ultimo messaggio nel web: “Possiate sperimentare sempre la gioia di mettere Cristo al centro della vostra vita” (ultimo twett:17.07 del 28.2.2013).
03 La roccia dei “pizzini di S Rosalia”
Dopo che Palermo fu guarita dalla peste, tra l’8 Giugno e il 15 Luglio 1625, “il Senato Palermitano decise di erigere un santuario sul Montepellegrino. Si tagliarono allora le ultime querce attorno alla grotta, a forza di picconi si demolì la roccia per ampliarne l’ingresso e venne ampliato il terreno dove far sorgere la chiesa.” (1)
All’interno della grotta vediamo ancora i segni dei “tagli” delle rocce ma molte pareti sono rimaste intatte così come le aveva viste Rosalia.
Tra queste pareti rocciose, quella dietro il tempietto dedicato alla Santuzza assume certamente una valenza storico-devozionale-spirituale molto importante.
Potremmo ben chiamarla: La roccia dei “pizzini di S. Rosalia”
Oggi, purtroppo, il termine “pizzino, di pari passo alle indagini in merito agli arresti di capimafia siciliani, ha assunto il significato negativo di foglietto di carta con il quale boss mafiosi fanno pervenire agli affiliati ordini o notizie varie.
Ma Il termine “pizzino” in realtà è usato per indicare “un pezzetto di carta” con sopra scritte le note per la spesa, un pro-memoria, un numero di telefono, oppure tra colleghi di lavoro ci si può scambiare un “pizzino” contenente delle mansioni da espletare.
In pratica il “pizzino” è un piccolo bigliettino di carta sul quale scrivere qualcosa.
Chi viene al Santuario trova all’ingresso un libro dove poter scrivere una ringraziamento per una grazia ricevuta, una richiesta, una preghiera.
Ma anticamente ciò veniva fatto su dei “pizzini” inseriti nei buchi della roccia dietro il luogo del ritrovamento del corpo della Santuzza.
Ancor oggi qualcuno lascia lì il proprio pizzino inserito . . . nella roccia.
Quella roccia ricorda a tutti noi che Cristo è la vera Roccia di Salvezza sulla quale appoggiare le fondamenta della nostra vita!
Così come fece Rosalia, affidiamoci a Cristo e in Lui, vera Roccia, “inseriamo i nostri pizzini” certi che da Lui riceveremo abbondantemente l’acqua della grazia.
(1) “La Città passeggiata” di Rosalio La Duca. pag 171 ed L’Epos
Alcuni “pizzini” lasciati dai fedeli . . . ci edificano nella fede
- “Signore Gesù sostienimi in questa mia ricerca scientifica perché io possa essere utile a tutta l’umanità!”
- “S. Rosalia cammina stammi vicina e aiutami nel mio cammino di fede.”
- “Rosalia sostienimi nella mia malattia perchè io accolga la volonta di Dio.”
- “Madonna santa aiutami!” “Grazie Gesù!” “Sono distrutta, …..tu sai perchè …aiutami” “O Santuzza nostra, ti abbiamo chiesto di pregare per noi per avere un figlio. Oggi siamo qui per affidare con te a Gesù il nostro bambino.”
* don Gaetano Ceravolo, studioso di S. Rosalia e del Santuario – Cell. 339 8706117
(Per chi utilizza queste informazioni chiediamo di indicare la fonte)