Organizzata e animata dal Servizio diocesano per la Pastorale Giovanile, la tradizionale “acchianata” notturna è stata aperta da un segno per la pace e il dialogo tra i popoli: la piantumazione di un olivo ai piedi della Scala Vecchia +
la Repubblica 4/09/2022
E alla prima “acchianata” dopo due anni di stop a causa della pandemia, con la strada vecchia fatta di ciottoli messa in sicurezza per l’occasione dalla protezione civile comunale, il numero di devoti in poche ore ha battuto il record dei 10 mila che tradizionalmente prima del Covid raggiungevano il santuario. Tutti per chiedere una grazia o per ringraziare di averla ricevuta con un cero acceso in mano. Tutti in preghiera per una persona cara ammalata, per una gravidanza che non arriva, per la disperazione di avere perso il lavoro o di non averlo mai trovato. O semplicemente per ritrovare fiducia nel futuro.
Già dalle 18 si sono mossi i primi, ma il vero fiume di gente si è ritrovato ai piedi di Monte Pellegrino alle 21, quando sotto la guida dell’arcivescovo Corrado Lorefice è stato benedetto il cammino verso la santa e con in testa un gruppo di ragazzi che hanno intonato dei canti con la chitarra i pellegrini, la gente è partita a piedi per raggiungere il santuario in tempo per la messa di mezzanotte.
Un’ora i più spediti che hanno avanzato senza sosta sui bui tornanti con il supporto della torcia dei cellulari, quasi il doppio chi con i bambini in braccio o sulle spalle dopo essere stato costretto a lasciare i passeggini ai volontari della protezione civile perché le ruote si incastravano nei ciottoli della strada, ha avuto bisogno di fare qualche breve sosta. Anche oggi, nel giorno dedicato alla santa, i devoti continueranno a raggiungere in preghiera il santuario da tutta la città. “Facciamoci ispirare da questa amica meravigliosa che si chiama Rosalia – ha detto Lorefice ieri sera prima di muoversi in pellegrinaggio anche lui – Prendiamo esempio dal suo coraggio”.
All’inizio del percorso è stato piantato un ulivo in segno di speranza e di resistenza. C’era anche il sindaco Roberto Lagalla con la vice Carolina Varchi e gli assessori Maurizio Carta e Antonella Tirrito che ha seguito da vicino il progetto di messa in sicurezza della strada vecchia verso il santuario. Lungo il percorso oltre 200 volontari della protezione civile per aiutare i pellegrini nei tratti più insidiosi che nonostante l’impiego di due torri faro sono rimasti perlopiù al buio.
“Con questa acchianata manteniamo la promessa fatta in occasione del Festino del 15 luglio – dice il sindaco – La città recupera un suo rito, una sua tradizione. Santa Rosalia deve salvarci dalla rassegnazione, perché tutti insieme possiamo cambiare questa città, restituirle la sua dignità antica, respiro e speranza”. In attesa di rivolgere la richiesta di grazia inginocchiati davanti alla Santa nel tempio fra le montagne, in tanti hanno fermato Lagalla per una stretta di mano, per un selfie con tutta la famiglia, per rivolgere anche a lui qualche richiesta sulla città.
Un gruppo di ragazzi dell’oratorio Don Orione gli hanno mostrato le foto della stanza dove si riunivano andata a fuoco per un cortocircuito. “Sindaco ci aiuti a rimetterla in piedi”, hanno detto tutti insieme. E Lagalla ha assicurato che lo farà.
Leonarda Quartararo, a 70 anni e un bastone stretto nella mano destra, ha affrontato “l’acchianata” con il sostegno del nipote Francesco di dieci anni. E non era la prima volta. “Vengo qui da quando avevo 13 anni – dice Quartararo – Qualche mese fa ho rischiato di morire per una grave insufficienza renale, ed eccomi qui a ringraziare ancora una volta la Santuzza. Sono tantissimi i segnali che mi ha mandato durante la mia vita. Non mi ha mai fatto sentire sola nei momenti più difficili”. Uno zaino con i panini, biscotti per il bimbo e tanta acqua per arrivare in cima.
Mattia è nato proprio il 4 settembre. Ieri la sua mamma Juana l’ha portato in spalla mentre dormiva fino al santuario. “Non arrivava – racconta – e ho chiesto alla Santuzza di potere avere un bambino. Alla fine Mattia è nato nel giorno di Santa Rosalia. Da allora ogni anno non manchiamo il pellegrinaggio”.
Filippo, invece, di anni ne ha sette. Nonostante il peso la mamma lo tiene in braccio perché è stanco e non ce la fa a camminare. Quella strada percorsa a piedi con sudore è soltanto per lui. “Ha una grave malattia genetica che lo costringe a lunghi ricoveri in ospedale – racconta la mamma – Portarlo in braccio fino al santuario non è facile, ma non si può chiedere la grazia senza mostrare la devozione alla nostra patrona. Questo è il mio modo di dimostrarlo”.
Fra i devoti anche tanti rappresentanti della comunità Tamil, la più numerosa d’Italia con oltre 5 mila persone. “Santa Rosalia – dice un ragazzo Tamil – è il nostro punto di riferimento. Non possiamo mancare nel giorno a lei dedicato. Pregare al santuario di Monte Pellegrino ci dà la forza per andare avanti”.