L’intervento dell’Arcivescovo durante la sosta del Carro davanti alla Chiesa Cattedrale / L’articolo di Porta di Servizio
(Porta di Servizio / MIchelangelo Nasca)
Quando il Carro del 399° Festino in onore di Santa Rosalia sosta di fronte la Cattedrale – abbracciato da migliaia di persone, straripanti lungo le vie del Cassaro –, l’Arcivescovo di Palermo, monsignor Corrado Lorefice, viene invitato a salire sul Carro e a prendere la parola.
È la prima volta che accade. Di solito, infatti, nella tradizionale “discesa del carro” – che si svolge il 14 luglio, vigilia della solenne processione della Santuzza – l’unico a salire sul Carro Trionfale è il Sindaco di Palermo, per un breve saluto alla Città e l’atteso grido “Viva Palermo e Santa Rosalia”.
Monsignor Lorefice inzia subito a ricordare che Rosalia aveva il cuore innamorato del Dio che si chiama Emmanuele, “Dio con noi”, sempre con noi. «Dio – prosegue l’Arcivescovo – non è un nemico, un limitatore di felicità degli uomini. È la nostra vita, la nostra forza e la nostra gioia. Lui ci salva! Questo è il messaggio più profondo di Rosalia, “Dio con noi”».
Lorefice ricorda anche le due figure scelte dagli organizzatori del Festino: il beato Pino Puglisi e fratel Biagio Conte. Poi la voce dell’Arcivescovo diventa sempre più robusta e accorata, e rivolgendosi ai presenti, adulti e soprattutto giovani, ricorda Giulio Zavatteri, un giovane morto a 19 anni a causa del “crack” , il 15 settembre del 2022; una droga pesante che non lascia scampo, molto presente tra i giovani.
«Il crack ammazza i nostri figli! – grida Lorefice. «Fate attenzione adulti, educatori, genitori, dobbiamo aprire gli occhi. Il crack ha dietro, l’industria della mafia, che vuole illudere i nostri figli, che li vuole ammazzare! Vogliono cinque euro a dose. Questo è quello che vuole la mafia, e i nostri figli vengono illusi. Non è felicità questa, non è gioia… è qualcosa che li massacra e li uccide. Sappiate, che chi usa droga, rimpingua le tasche dei mafiosi, che vogliono la nostra morte, la morte dei nostri figli! Lo dobbiamo dire questo, non dobbiamo avere paura».
Poi, rivolgendosi ai giovani, l’Arcivescovo afferma: «Noi adulti vi dobbiamo chiedere perdono, perché siamo stati distratti, vi abbiamo consegnato un mondo vuoto, perché forse abbiamo dimenticato l’essenziale: che se c’è Dio, c’è vita nella nostra esistenza! Se non c’è Lui, ci sono i predatori che ci illudono di felicità e libertà. È proprio vero che senza Dio siamo più liberi? O siamo più schiavi di prima, soggetti agli idoli del mondo?».
La folla applaude, e al termine del suo discorso l’Arcivescovo di Palermo benedice i presenti e tutta la Città con il reliquiario di Santa Rosalia.